Tour de France: La fine di Lance Armstrong

Sul traguardo di Morzine, che segnò la fine della carriera al Tour de France di Marco Pantani, china il capo anche un altro dei grandi del ciclismo dei nostri tempi: Lance Armstrong, forse condizionato dalle ferite riportate dopo una caduta in una delle tante rotonde presenti sulle strade francesi, perde contatto dal gruppo degli uomini di classifica nel punto più impegnativo della salita del Col de la Ramaz. Per il texano un timido tentativo di recupero, crollato sotto il ritmo incessante degli uomini Astana Tiralongo e Navarro, pilotati da Alberto Contador,che non si lascia sfuggire l’occasione e subito dopo aver appreso della difficoltà dell’ex compagno-nemico mette alla frusta il gruppo costringendo alla resa il quasi 39enne americano.

Il compianto Marco Pantani lasciò il Tour dando spettacolo fino alla fine: attaccò sul Mont Ventoux, imponendosi dopo una discussa volata proprio con Lance Armstrong, che dichiarò di avergli concesso la vittoria, staccò tutti anche nell’arrivo a Courchevel, ultimo suo successo in carriera e il giorno seguente tentò di far saltare il banco. Si arrivava a Morzine, Pantani partì a inizio tappa, cercando di ribaltare il distacco in classifica generale. Fu un’azione quasi da ciclismo d’altri tempi, con alcuni dei capoclassifica a dar battaglia fin dai primi metri della tappa, ma sul Col de Joux Plane la fatica ebbe la meglio sul Pirata, che staccato di quasi 14′ dal vincitore Virenque dichiarò: “Ho provato a far saltare il Tour, sono saltato io”.

King Lance abdica in silenzio, con il clamore della sconfitta, con il popolo francese che l’ha odiato per aver macchiato di sospetti la loro grande corsa a tappe e che ora può ammirarlo pedalata dopo pedalata, mentre il contatore del distacco scandisce inesorabile la fine di una carriera che ha come medaglie al valore 7 Tour de France dominati, dal primo all’ultimo metro, quasi senza rivali, senza avversari.
E che ora vede allungarsi in lontananza un gruppo con ancora 30-35 corridori, con capitani, gregari, giovani e vecchi, con i grandi rivali dei trionfi che furono, Ivan Basso su tutti, e con i grandi nemici di oggi, con quell’Alberto Contador che potrebbe ereditarne l’egemonia sulla corsa gialla.
Avevamo ammirato i “Postini”, Beltran, Rubiera, Heras, il fidato Popovich, il treno nero-blu che lanciava a tutta velocità l’americano su ogni salita, sfiancando gli avversari e aspettando che poi il loro leader piazzasse la stoccata decisiva e arrivasse da solo a braccia alzate. Ora lo ritroviamo tinto di rosso Radioshack, circondato dai passisti Brajkovic e Horner, sfilato anche dall’ormai ex maglia gialla Chavanel, in crisi nera ancor prima del texano: quel rosso, che a fronte dei 7 Tour vinti e degli intenti di vittoria proclamati alla vigilia, è ironia della sorte tinta perfetta dell’ingloriosa vergogna di una resa incondizionata.
La stampa americana parla di un possibile ritiro di Armstrong già all’arrivo di questa tappa: se le ferite e le cadute avranno la meglio sullo “spirto guerriero” che rugge dentro ogni corridore e dentro ogni campione, è possibile che la storia di Armstrong al Tour e con il ciclismo si chiuda oggi. Altrimenti, se l’orgoglio del vincitore avrà ancora qualcosa da dire, potremo sperare per il bene dello spettacolo del Pedale di vedere almeno un tentativo, di qui alla fine, forse sui Pirenei, forse nella Crono: un tentativo per affermare al mondo che Lance Armstrong lascia, ma lo fa almeno con onore e non, come oggi, in 61° posizione a 11’45” di distacco.

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La crisi di Armstrong è paradossalmente l’unico segnale tangibile per chi si aspettava scintille dal primo arrivo in salita del Tour 2010: i big si guardano ad ogni km dell’ascesa finale. Alla partenza è subito bagarre per far partire la fuga giusta: tutti i leader sperano di riuscire a mettere un proprio gregario là davanti, che faccia da ponte nelle asperità che portano la carovana verso il traguardo di Morzine.
Partono in 7: Mario Aerts, Koos Moernhout, Benoit Vagrenard, Christophe Riblon, Imanol Erviti, Sebastien Minard e Amael Moinard. I battistrada raggiungono anche i 7 minuti di vantaggio, ma sulle salite il forcing imposto dal Team Sky per Wiggins e dalla Saxo Bank per Andy Schleck riduce il gap in maniera sensibile. Sul Col de la Ramaz è Juan Antonio Flecha (SKY) a scandire il ritmo del plotone, mentre tra i fuggitivi rompono gli indugi Moerenhout, Aerts e Moinard.
Cede di schianto Chavanel e perde contatto, come detto, Armstrong e in quel preciso istante parte la riscossa degli Astana, con un ottimo Paolo Tiralongo dare il cambio a Navarro e a un disciplinatissimo Alexandre Vinokourov: il kazako, apparso in difficoltà sulle prime rampe del Ramaz, riesce a riprendersi e dopo il GPM tira il gruppo in discesa e sulle prime rampe dell’ascesa finale.

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Vengono ripresi i battistrada, con cavalleresca stretta di mano tra Moerenhout e Aerts, gli ultimi due a mollare: il palcoscenico è ora tutto per gli uomini di classifica, di cui fa parte seppur con qualche segnale di fatica anche il nostro Ivan Basso,  scortato da un ottimo Roman Kreuziger. Ci si aspetta uno scatto di Contador ai 5km dall’arrivo, ma lo spagnolo rimane dietro al fidato Navarro, che impone un ritmo elevato ma non insostenibile ai corridori rimasti con lui: perde terreno Bradley Wiggins, rimane agganciato alle ultime posizioni Denis Menchov, in compagnia di Sastre e dell’olandese Gesink.
Il traguardo è sempre più vicino e nessuno prende l’iniziativa: tutti temono la fucilata di Contador, Evans può gestire per puntare alla maglia gialla e a parte Andy Schleck nessuno sembra in grado di poter provare a staccare gli altri.
Rompe gli indugi per primo proprio Roman Kreuziger, con uno scatto secco, che fa male solo per le prime pedalate, ma il dado è tratto e in prossimità dell’ultimo chilometro, dopo 2 brevi tentativi di Gesink, Andy Schleck saluta e se ne va, seguito dal solo Samuel Sanchez, con Contador che inizialmente tenta di rintuzzare il margine ma che forse per la prima volta dà segni di cedimento, seppur limitati a qualche decina di secondi.
Volata e vittoria per Andy, prima affermazione importante in questo Tour de France per uno dei grandi leader attesi alla vigilia e guanto della sfida lanciato ad Alberto Contador, apparso in difficoltà e mai come quest’anno con così tanti rivali, tutti vicini a lui nella generale.

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AGGIORNAMENTO:
Nel corso dell’intervista del dopo gara, Armstrong ha dichiarato “è stata una giornataccia, ero partito con la reale convinzione di poter vincere il Tour ma dopo la tappa di oggi non ho più nessuna possibilità. Non mi ritiro, resto per onorare la corsa e per aiutare i miei compagni.”
E speriamo che l’orgoglio del campione di cui sopra possa regalarci un Armstrong da spettacolo, per coronare un’intera carriera con un’immagine diversa da quella della mesta sconfitta e dei cerotti nel fisico e nell’animo.

Le Classifiche:

Tappa:

1. Andy Schleck – SAX – 4h 54′ 11″
2. Samuel Sanchez- ESK – s.t.
3. Robert Gesink – RAB – +10”
4. Roman Kreuziger – LIQ – s.t.
5. Alberto Contador – AST – s.t.
6. Cadel Evans – BMC – s.t.
7. Jurgen Van Den Broeck – LOT – s.t.
8. Levi Leipheimer – RAD – s.t.
9. Ivan Basso – LIQ – s.t.
10. Denis Menchov – RAB – s.t.

61. Lance Armstrong – RAD – +11’45”

Generale:

1. Cadel Evans – BMC – 37h 57′ 09″
2. Andy Schleck – SAX – +20”
3. Alberto Contador – AST – +1’01”
4. Jurgen Van Den Broeck – LOT – +1’03”
5. Denis Menchov – RAB – +1’10”
6. Ryder Hesjedal – GRM – +1’11”
7. Roman Kreuziger – LIQ – +1’45”
8. Levi Leipheimer – RAD – +2’14”
9. Samuel Sanchex – ESK – +2’15”
10. Michael Rogers – HTC – +2’31”

13. Ivan Basso – LIQ – +2’41”
39. Lance Armstrong – RAD – +13’26”

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