Mondiali di Basket: Lituania spazza via l’Argentina

Arriva dal match serale la sorpresa di giornata, con l’Argentina di un fin qui assolutamente immarcabile Luis Scola che viene letteralmente schiantata da un’ottima Lituania in cui oltre a Kleiza brilla l’intero roster, con ben 7 uomini in doppia cifra. Tutto facile invece per gli USA, cui basta il solo terzo periodo per avere ragione di una Russia fin lì combattiva, ma non in grado di reagire al primo vero affondo a stelle e strisce.

LITUANIA DI SQUADRA: La partenza dei biancoverdi è nel segno del playmaker Kalnietis, mentre per l’Argentina il primo canestro porta la firma del solito Luis Scola. Chi si aspetta un one man show, da una parte e dall’altra, rimane però deluso: dopo i 7 punti di Kalnietis, che valgono il 7-6 Lituania, l’attacco dei baltici accelera, con il leader Kleiza che non mette a referto nemmeno un punto, lasciando fare ai propri compagni. L’oculata gestione del gioco d’attacco consegna tiri facili a Jankunas e Maciulis, costretto poi alla panchina gravato da 2 falli, mentre il giovane Pocius continua a mostrare sprazzi di talento soprattutto al tiro dalla lunga distanza: funziona anche la panchina, con gli ingressi di Jasaitis e Delininkaitis, con quest’ultimo autore dei 5 punti con cui si chiude il primo quarto sul 28-18.
Scola è insolitamente impreciso e così le iniziative argentine poggiano sulle spalle di Carlos Delfino e del duo Jasen/Prigioni: si pensava che i lunghi lituani sarebbero stati in difficoltà contro Scola e Oberto, mentre invece accade esattamente il contrario, con la maggior predisposizione al gioco perimetrale di Jankunas e Kleiza che viene preferita alla fisicità di un Robertas Javtokas impalpabile.

L’avvio di secondo quarto prosegue sulle stesse frequenze della chiusura del primo: Delininkaitis flirta con la doppia cifra mettendo a segno un canestro+fallo nel pitturato, mentre Jasaitis punisce le rotazioni difensive argentine con la seconda tripla della sua partita. I Sudamericani sono alle corde e sul -15 coach Hernandes tenta l’azzardo di un quintetto piccolo con tutti tiratori: entra Quinteros con Gutierrez, ma dopo un 4-0 griffato Delfino/Prigioni, la tripla di Kleiza (primi punti della sua partita) ricaccia indietro l’Argentina e le velleità orgogliose di imbastire una rimonta. Spesso in questi mondiali si è rivelata decisiva la capacità di saper gestire i vantaggi, di non farsi recuperare e proprio la Lituania aveva dimostrato di non essere mai doma, rimontando 18 punti ai campioni spagnoli: la lezione al contrario è efficace, visto che ogniqualvolta l’Argentina prova ad avvicinarsi arriva un’ulteriore accelerazione dei Lituani. La tripla di Maciulis e il canestro con virata di Kleiza da centro area valgono il massimo vantaggio (46-28), riscritto da Kalnietis nel +20 (50-30) alla sirena con cui si va al riposo.

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L’Argentina rimane negli spogliatoi e la reazione per rimettere in gioco i destini di una partita che vale la semifinale mondiale rimangono sogni chiusi a doppia mandata in un ermetico cassetto: il margine dilata addirittura a +27, con 7 punti di Pocius e i canestri che valgono la doppia cifra a Jasaitis e Kalnietis. Hernandez prova ad affidarsi a Scola, sulla cui palla persa però un’altra tripla di Jasaitis fissa il +30 Lituania e costringe l’Argentina a riordinare le idee in un timeout che ha il sapore di una resa.
Al rientro, Linas Kleiza si scatena, controbattendo colpo su colpo ai canestri di Prigioni e Delfino, gli ultimi due ad arrendersi nella squadra albiceleste: la difesa argentina si dimostra incapace di ruotare a dovere e di seguire i movimenti sui blocchi degli esterni lituani, che dal canto loro tirano dalla lunga distanza con una precisione che ha dell’incredibile. Un ottimo Delininkaitis chiude il terzo periodo con un altro tiro da 3 a bersaglio, nuovo massimo vantaggio sul +32 (85-53) e partita chiusa, in ghiacciaia e ultimo quarto in cui si lascia spazio alle seconde linee e alla gestione tranquilla e misurata del cronometro.
Poco da dire dunque dell’ultima frazione, con Delfino che sistema il proprio boxscore arrivando a quota 25, mentre Scola continua a litigare con i ferri e conclude a 5/16: si vedono in campo anche Cequeira e Mata, mentre per i Lituani l’unico cruccio sembra la sfida interna su chi sarà il miglior realizzatore della gara.
La vince Jasaitis, che proprio nel finale supera Kleiza, trascinatore nella seconda parte di gara, e Delininkaitis, martello costante dalla panchina: finisce 104-85, con l’Argentina che entra nell’elenco delle deluse di questo Mondiale e con la Lituania che si prepara ad affrontare gli USA di Kevin Durant.

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LIT: Jasaitis 19, Kleiza 17, Delininkaitis 16, Pocius 16, Maciulis 12, Jankunas 12, Kalnietis 16
ARG: Delfino 25, Scola 13, Jasen 11.

BASTA UN QUARTO AGLI USA: Kevin Durant è sempre Kevin Durant. Che sia FIBA, che sia NBA, con i rispettivi cambi di regole, Kevin Durant rimane un giocatore incredibile, immarcabile, in grado di crearsi un tiro in ogni momento e da ogni posizione.
Anche la Russia cade vittima del leader e uomo franchigia degli Oklahoma City Thunder, non trovando mai le giuste chiavi di lettura difensive per contenerne la vena realizzativa e rimanendo in partita solo finchè gli USA hanno tenuto ritmi di gioco lenti e prevedibili: basta il solo terzo quarto a Mike Krzyzewski e soci per scavare l’impronta a stelle e striscie sulla partita e prenotare il posto in semifinale.
Bykov, in quintetto insieme a Ponkhrashov, Kaun, Monya e Vorontsevich, apre le marcature del primo quarto, in cui la Russia sembra essere in pieno ritmo offensivo: coach Blatt sfrutta al meglio il buon momento al tiro di Vorontsevich, in grado di colpire sia dalla grande distanza che in uno contro uno, marcato proprio dallo stesso Kevin Durant. Il punteggio non decolla, con gli USA che vivono delle giocate di Durant e delle iniziative dei piccoli, mentre la Russia rinuncia quasi totalmente al gioco interno, con Kaun impreciso e scoordinato anche nei tap in da zero metri, affidandosi alle triple di Bykov, Monya e Vorontsevich.
L’ingresso di Mozgov e del giovane Khvostov (classe ’89) cambia l’inerzia della gara, con la freschezza e l’energia del centro Knicks a costituire un vero problema per la difesa USA, lenta e svogliata nell’andare a rimbalzo: sono 9 i punti di Timofey Mozgov nella prima frazione e serve tutta la classe di Kevin Durant (già a quota 13) per non dare troppo fiato alle speranze della Russia.

In realtà, il dominio statunitense è mascherato dal punteggio: la Russia è costretta sistematicamente al fallo, dal momento che nè le rotazioni, nè i cambi, nè le marcature personalizzate, nè lo spauracchio della zona sembrano in grado di bloccare le iniziative degli USA, in cui si segnala un volitivo Iguodala, sempre pronto ad attaccare il ferro con la sua fisicità e il suo atletismo e un Chauncey Billups preciso dall’arco. Il giovane Khvostov dirige l’attacco in maniera ottimale, guadagnandosi stima e minutaggio da coach Blatt, ma i tiratori Monya e Fridzon stentano a scaldare la mano: escono Mozgov, Monya, Khvostov e Bykov con due falli a carico e per i Russi l’unica opzione offensiva rimane Vorontsevich, con Kaun prigioniero di una crisi che ne frustra ogni tentativo. Arriva puntuale il parziale USA, con la tripla di Eric Gordon a fissare la parità e a preparare il sorpasso: Durant e Iguodala completano l’opera e solo il primo canestro di Sasha Kaun in chiusura di quarto mantiene la Russia sul -5 (44-39).

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La partita è ben indirizzata verso gli USA, che nel terzo quarto legittimano la propria superiorità schiantando la resistenza russa: la tripla di Khvostov è solo illusione e nemmeno l’ingresso di Mozgov (poi costretto in panchina per 3° e 4° fallo a carico) rompe l’inerzia a stelle e striscie. Westbrook entra e va subito a referto con due bimani in campo aperto e con una tripla in transizione: showtime Oklahoma City, completato da Kevin Durant, che supera quota 20 lanciando gli USA al +15, massimo vantaggio.
Su queste premesse, l’ultimo quarto è pura formalità, con la Russia che di orgoglio e volontà cerca di tornare sotto, ma in maniera confusionaria: Ponkhrashov e Bykov non riescono a gestire al meglio il ritmo offensivo, le iniziative personali si limitano a qualche buon numero di Vorontsevich (poi infortunato) e si spegne anche Khvostov, ottimo in ogni caso in rapporto all’età. Sono ancora Kevin Durant e Russell Westbrook a chiudere definitivamente i conti, con gli ultimi minuti in cui la Russia limita lo scarto ai 10 punti dell’89-79: 33 i punti di Durant, frutto di una prestazione totale e di una leadership silenziosa a parole ma tremendamente rumorosa ed efficace sul campo.

USA: Durant 33, Billups 15, Westbrook 12
RUS: Bykov 17, Vorontsevich 14, Mozgov 13.

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