Muore all’età di 47 anni Manute Bol.
L’ex cestista nativo del Sudan aveva contratto una grave malattia alla pelle (la sindrome Stevens-Johnson) in una missione umanitaria nel suo paese natale.
Di lui si ricordano le grandi stoppate, tratto caratteristico di tutta la sua carriera NBA, iniziata con i Washington Bullets e con 4.96 stoppate di media, seconda miglior prestazione all time e record per un rookie. Con i Golden State Warriors di Don Nelson inizia anche a tirare da 3 punti con una certa efficacia, notevole considerati i suoi 231 cm, chiudendo la stagione con 20 triple realizzate e mettendo a referto con la maglia dei Sixers un 6-12 durante una partita contro i Suns.
La sua carriera NBA non decollò mai anche a causa di numerosi infortuni alle ginocchia, che ne limitarono il rendimento fino a portarlo ad abbandonare il basket. Fece un tentativo anche in Italia, a Forlì, dove venne tagliato dopo 2 partite senza alcun rimpianto e dopo essere tornato in Sudan diede avvio ad una serie di missioni umanitarie impiegando i compensi ricevuti dai contratti NBA e dalle varie sponsorizzazioni e, una volta tornato negli States, per foraggiare la propria associazione e continuare ad aiutare il proprio paese cercò ogni possibile fonte di guadagni, dandosi perfino all’Hockey e all’Equitazione, divenendo in entrambi gli sport il più alto di sempre.
“Se ne va un grande uomo, amato da tutti e sempre pronto a tutto pur di aiutare il proprio paese”, parola di coach Don Nelson cui ci associamo nel ricordare Manute Bol.
RIP
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