Inter, tua la Tim Cup! E Moratti orgoglioso: “Mini triplete un c…”

Settima Coppa Italia della storia dell’Inter. La n. 63, quella dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Tanti numeri rendono questa finale storica.

Poteva esserlo davvero per il Palermo, se fosse andata diversamente come speravano i 40mila giunti all’Olimpico con tanto entusiasmo. Hanno trascinato i ragazzi di Delio Rossi per tutti i 90′ e li hanno applauditi con orgoglio alla fine.

Orgoglio per aver tenuto testa e per aver messo più volte in difficoltà i campioni nerazzurri, quelli che poi hanno prevalso perchè, appunto, sono campioni.

Uno su tutti Samuel Eto’o. E’ lui che fa la differenza in una finale in cui l’Inter fa fatica a sviluppare il proprio gioco, tanta la determinazione e la grinta di Migliaccio e compagni. Ma al primo errore, il cecchino su servizio di Sneijder colpisce e fulmina Sirigu con un piatto destro che vale l’1-0 e il suo 36° gol stagionale. Cifre da capogiro, se si pensa che ieri sera il camerunense ha battuto il suo record personale, che risaliva al 2009 quando vinceva col Barcellona la Champions.

See also  Tanti auguri Moratti. "Per regalo voglio la Coppa Italia"

Quel Barcellona ormai lontano dai suoi ricordi, tanto che a fine partita quando gli viene chiesto se rimane all’Inter, lui risponde col sorriso: “Claro que si”.

Record limato nella ripresa, quando servito ancora da Sneijder, Eto’o in area attira verso di se il portiere rosanero e lo beffa con un angolatissimo piatto destro.

La partita è chiusa, direbbero i più ottimisti. E invece no, perchè il Palermo merita un gol che gli è stato negato finora solo dai miracoli di un super Julio Cesar. Anche se la rete siciliana arriva in circostanze poco chiare, un angolo guadagnato da Balzaretti che in realtà angolo non dovrebbe essere.

Munoz, croce e delizia della serata rosanero, sigla il gol che riapre il match, ma poi interviene goffamente su Mariga. Il secondo giallo non ci starebbe, ma Morganti è di avviso diverso e lo estrae.

Torna prepotentemente a brillare la stella di Eto’o, che si incarica di battere una punizione dal limite che si stampa sulla traversa con Sirigu fermo ad ammirare la parabola disegnata dal Re Leone.

Qualche minuto anche per Milito, che sostituisce a pochi minuti dalla fine uno stanchissimo Sneijder che ha anche sfiorato un gol da apoteosi con un tiro a giro che il buon Sirigu ha tolto dall’incrocio dei pali.

See also  Kakà all'Inter: tutto è possibile. Parola di Moratti. Balotelli al Milan:tutto è possibile. Parola di Galliani

Segno del destino, perchè El Principe mette la sua prestigiosa firma anche su questa finale, dopo quella dell’anno scorso. Un gol facile facile che davvero non può sbagliare, su servizio al bacio di un caparbio Pandev. E parte la festa.

L’Inter non si prende una sola coppa, ma addirittura 2. La Coppa Italia e la coppa celebrativa dei 150 anni, alzata dal più italiano dello spogliatoio nerazzurro: Marco Materazzi, protagonista anche di un super gavettone a Giampiero Galeazzi, inviato Rai a bordo campo.

C’è davvero tutto in questa finale, una finale storica. Le lacrime di Miccoli, quelle di Delio Rossi! Davvero non è spiegabile come Zamparini possa liberarsi così facilmente di un allenatore del genere. Uno che fa giocare bene una squadra dall’età media di 24 anni e riesce nello stesso tempo a raggiungere traguardi così importanti: finale di Coppa Italia che vale per il quinto anno consecutivo qualificazione alle Coppe Europee.

See also  Debacle Inter, finita l'era Leo? Quasi. Strascichi post-Schalke

Da un presidente che a fine partita tuona ” Sono la banda bassotti, sanno solo rubare ” ad un altro. Massimo Moratti, che accarezza orgoglioso la medaglia della vittoria. Gli viene chiesto se è contento del mini-triplete che la sua squadra ha raggiunto e lui vorrebbe rispondere ” Mini un c…” ma poi si trattiene e dice ” Mini un cavolo”.

In effetti, per come era partita la stagione, il patron nerazzurro può ritenersi soddisfatto di non essere rimasto a mani vuote di fronte alla vittoria del campionato da parte dei cugini rossoneri.

Una finale storica, abbiamo detto. Perchè si celebra anche il primo titolo che Leonardo-allenatore si porta a casa. Potrebbe aprire un nuovo ciclo? Come accadde con il giovane Mancini che nel 2005 vinse la Tim Cup e poi tutti sappiamo il resto della storia.

 

 

Be the first to comment

Leave a Reply