Inter vs Mazembe: la storia europea e la favola congolese

Da Lubumbashi, seconda città della Repubblica del Congo con 1,2 milioni di abitanti, ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi: questo è il percorso favoloso del Tout Puoissant Mazembe.

Finalista contro l’Inter nel Mondiale per Club, la squadra fu fondata nel 1939 dai monaci benedettini di Lubumbashi, prendendo il nome del proprio sponsor, F.C. Englebert, ditta produttrice di pneumatici.

Il club cambia nome in seguito al primo campionato vinto, diventando Tout Puissant Mazembe, che in italiano vuol dire onnipotenti. Ed è forse la caratteristica che ha più colpito della squadra africana in questo Mondiale.

Il Mazembe nella sua storia vanta 10 titoli nazionali, 5 Coppe del Congo e ben 4 CAF Champion’s League, corrispettivo africano della Champions, di cui 2 vinte nel 2009 e nel 2010. Hanno quindi partecipato anche alla precedente edizione del Mondiale per Club, ma sono stati sconfitti ai quarti di finale.

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Non in questa però, in cui hanno battuto prima i messicani del Pachuca e poi i brasiliani dell’Internacional, salendo così alla ribalta del panorama calcistico internazionale.

La loro casa è lo Stade Municipal de Lubumbashi, stadio da circa 35.000 posti; notevole la presenza all’interno della rosa di giocatori non nati in Congo: a partire dall’allenatore, il senegalese Lamine N’Daye, che ha saputo costruire una squadra molto fisica dietro e molto veloce davanti, con un 4-3-3 tutto contropiede. Inoltre, grazie alla partecipazione alla precedente edizione, i giocatori hanno potuto acquisire l’esperienza necessaria per arrivare fino in fondo e regalarsi la prestigiosa finale.

Nazionale camerunense è il numero 24 del Mazembe, Narcisse Ekanga, autore dell’assist del primo gol contro l’Internacional, forse il più tecnico della squadra congolese. Giocatore classe ’87 che ha sempre militato in club camerunensi, è in Congo dal 2008 e gioca in attacco insieme a Patou Kabangu, classica ala dal bel tiro che veste la maglia numero 11, e Kaluyituka, vertice offensivo che però è molto veloce. Chiedere ai difensori brasiliani, a cui è andato sistematicamente via in velocità in semifinale, realizzando lo splendido gol del 2-0.

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Questi i maggiori e i migliori interpreti dei contropiedi della squadra africana, che sono ben protetti da una difesa molto fisica e ordinata. Reparto arretrato guidato dal numero 4 Eric Nkulukuta, 27enne difensore centrale. Talento interessante che fa parte della rosa del club in questo Mondiale è classe ’92 Mianga Ndonga, il più giovane giocatore di questa fase finale del Mondiale per Club, davanti a Simone Benedetti, giovane punta dell’Inter.

Ma ogni squadra ha un suo veterano, un suo giocatore simbolo. E il Mazembe ce l’ha in porta, e il suo nome è Robert Muteba Kidiaba, maglia numero 1. Il portiere africano milita nel club dal 2002 e ha totalizzato ben 287 presenze. Ha fatto impazzire il mondo con quell’esultanza spettacolare al gol della sua squadra in semifinale: saltelli continui da fermo e da seduto, per i quali servono parecchi addominali e una buona dose di fortuna che non succeda niente alla schiena, anche secondo quanto dichiarato dallo stesso portiere.

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Curiosità, che gira ormai da giorni su internet, è che l’estremo difensore congolese alla fine di ogni allenamento faccia delle scommesse particolari con il presidente della squadra, Moise Katumbi Chapwe: una sfida a rigori, e se il portiere li para prende in cambio dei soldi che i dirigenti del club mettono sul dischetto del rigore. Video davvero molto divertente, come del resto tutta la squadra africana.

Divertenti fuori, onnipotenti dentro al campo.

L’Inter, che ha superato facilmente i coreani del Seongnam, deve fare attenzione a non sottovalutare questi giocatori, che hanno dalla loro la consapevolezza di non avere nulla da perdere.

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